Che Dacia faccia utili quanto Bmw è ormai un dato di fatto. Che la Duster raggiungesse, in pochi anni di commercializzazione, la bella cifra di un milione di esemplari prodotti, forse non l'avrebbe pensato nessuno. Eppure, questo modello, meritevole di aver sdoganato il marchio, di strada ne ha fatta tanta. In tutti i sensi. Tutta abilità di marketing, o si tratta di dover riconoscere le intrinseche qualità del modello? A mio avviso entrambe le cose. Il Gruppo Renault ha saputo intercettare molto bene le nuove istanze del mercato, dove il concetto value for money, ha assunto un valore preminente per una bella fascia di utenza. Il sociologo Derrick De Kerchkove afferma
ne La pelle della cultura, che la parte esteriore di un oggetto, debba, attraverso la sua ricercatezza, la sua avvenenza, trasmettere il senso della modernità tecnologica interiore. Renault ha sconvolto questo concetto. Pelle moderna e gradevole, seducente perfino, a racchiudere un'interiorità non modernissima, ma non per questo meno valida. Ecco la nuova interpretazione di Low Cost senza cadere nel cheap. Il risultato? La milionesima Duster, sarà consegnata ad un cliente brasiliano ma con il marchio Renault sul muso, visto che sul quel determinato mercato si è preferito sfruttare la notorietà del brand capofila. In Italia, il modello funziona, così come nel
resto d'Europa, ma visti i costi dei carburanti, una versione Gpl più performante sarebbe stata gradita, oltre al fatto che seppur ci si accontenta, per questa alimentazione i tempi di attesa diventano biblici. Poca lungimiranza dei rivenditori del Belapese o cosa?
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