giovedì 24 ottobre 2013

IL PUNTO DI DANIELE CAPOZUCCA - TOP OF THE FLOPS




Spesso osservare dal basso i primi in classifica può generare frustrazione, sconforto, ansia. Non è questo il caso se chi guida questa “gara” si contende il titolo di maggior flop automobilistico. È il prestigioso Economist che redige un’inconsueta ma curiosa classifica: quali sono le auto che più hanno causato perdite pecuniarie alle case automobilistiche europee? Scopriamole insieme.

Al decimo posto troviamo la Renault Vel Satis, il cui nome non è stato di buon auspicio: “più che sufficiente”, in latino. Decisamente insufficienti invece le vendite per un’ammiraglia anticonvenzionale che, in compagnia della Peugeot 607 e della Citroen C6, voleva rappresentare la risposta d’Oltralpe alle tradizionali berline di rappresentanza tedesche. Un concentrato di goffa originalità che, seppur lontano dall’anonimato della Safrane, si è rivelato altrettanto distante dai gusti degli automobilisti.

Un gradino sopra si posiziona l’A2, risposta Audi alla Classe A di Mercedes (che incontreremo tra poco). Paradossalmente il suo punto di forza fu la sua più grande debolezza: la struttura quasi totalmente in alluminio, pur riducendo il peso e di conseguenza i consumi, si tradusse in prezzi eccessivi per un modello dall’indiscussa, ma non percepita, avanguardia tecnica. Nel 2011 venne riproposta sotto forma di concept, con alimentazione elettrica, in risposta alla Bmw i3: avrà un futuro?

L’ottava e la settima posizione sono occupate da due sfortunate berline appartenenti al segmento D, rispettivamente la Renault Laguna e la Jaguar X-type. Se alla prima fu possibile rimproverare l’assenza di una personalità marcata, specie nella versione berlina, la seconda rappresentò un vero e proprio affronto per i puristi del marchio dalle nobili origini inglesi (ora di proprietà dell’indiana Tata). Costruita sul pianale della “popolare” Ford Mondeo, fu offerta anche in versione famigliare e con motore diesel: davvero troppo per i tradizionali clienti che la rinnegarono con decisione, non ritenendola degna del giaguaro presente sul cofano. A breve, sulla scia del nuovo linguaggio stilistico introdotto dalla rinnovata XF, dovrebbe uscire l’erede. Riuscirà ad essere un vera Jaguar?

Con  407 km/h è l’auto in vendita più veloce al mondo, ma nella nostra classifica si ferma solo al sesto posto. La Bugatti Veyron, pur essendo da sempre un oggetto di culto per tutti gli appassionati sia per le prestazioni che per il design, non può essere di certo annoverata tra le auto più vendute: le vendite infatti non hanno bruciato quei record infranti sulla pista. Peccato.

Nel mezzo della classifica troviamo la prima edizione della Classe A. Il piccolo monovolume di Stoccarda non registrò inizialmente vendite all’altezza del blasone, specie per il fallimentare esito del test dell’Alce: nel 1997 infatti l’auto si ribaltò, compromettendone pubblicamente l’immagine e le vendite. Uno smacco per il costruttore tedesco, da sempre leader nella sicurezza. Mercedes decise allora di richiamare tutte le vetture vendute, interrompendone la produzione fino alla risoluzione del problema, quando fu aggiunto il sistema di stabilità ESP e furono modificate le sospensioni. In circa 16 anni di carriera siamo giunti alla terza serie, totalmente rivoluzionata rispetto alle due precedenti.
Il quarto posto viene occupato dalla Peugeot 1007, risposta francese alla Smart da cui si distingueva per le portiere anteriori scorrevoli elettricamente, ereditate dai monovolume di grandi dimensioni. L’innegabile praticità offerta da questa soluzione, specie nell’uso cittadino, fu oscurata dal prezzo giudicato troppo elevato per un modello del segmento A, nonostante potesse vantare la prestigiosa firma di Pininfarina.

Questione di stile, o meglio, di Stilo: è proprio la sfortunata media di Torino che occupa la seconda posizione. Nata come erede delle discutibili, seppur riuscite, Bravo&Brava mise nel mirino la Golf, ma ci finì in quello dei consumatori che non esitarono a sparare l’incontrovertibile sentenza: un flop senza se e senza ma. Le vendite bassissime, specie in Europa, furono causate da un pessimo mix: stile anonimo, basso livello di finitura, scarsa affidabilità ed un posizionamento non convincente. L’attuale erede, la Bravo, pur avendo risollevato il capitolo design è afflitta anch’essa da vendite stagnanti. La domanda che assilla ora il management Fiat è lecita: ha senso un’erede tradizionale nel segmento C o è meglio seguire la strada del crossover come ha fatto Nissan con Qashqai?

Prepotentemente insidiata nella prima posizione, con consistenti perdite, troviamo la prima serie della Smart, forse troppo inconsueta e “poco automobile” per essere accettata dal pubblico. Nonostante la sicurezza garantita dalla cellula Tridion, solo con la seconda serie fu considerata a tutti gli effetti un’automobile sicura. Quest’ultima, grazie ad un consenso superiore alla prima, ha gettato le basi per la terza serie: la nuova versione, a trazione posteriore, verrà sviluppata congiuntamente con la nuova Renault Twingo, a testimonianza di come anche dagli errori passati si possa imparare: “se non uccide, fortifica”.


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