Spesso
osservare dal basso i primi in classifica può generare frustrazione,
sconforto, ansia. Non è questo il caso se chi guida questa “gara”
si contende il titolo di maggior flop automobilistico. È il
prestigioso Economist
che redige un’inconsueta ma curiosa classifica: quali sono le auto
che più hanno causato perdite pecuniarie alle case automobilistiche
europee? Scopriamole insieme.
Al decimo
posto troviamo la Renault Vel Satis, il cui nome non è stato di buon
auspicio: “più che
sufficiente”, in latino.
Decisamente insufficienti invece le vendite per un’ammiraglia
anticonvenzionale che, in compagnia della Peugeot 607 e della Citroen
C6, voleva rappresentare la risposta d’Oltralpe alle tradizionali
berline di rappresentanza tedesche. Un concentrato di goffa
originalità che, seppur lontano dall’anonimato della Safrane, si è
rivelato altrettanto distante dai gusti degli automobilisti.
Un gradino
sopra si posiziona l’A2, risposta Audi alla Classe A di Mercedes
(che incontreremo tra poco). Paradossalmente il suo punto di forza fu
la sua più grande debolezza: la struttura quasi totalmente in
alluminio, pur riducendo il peso e di conseguenza i consumi, si
tradusse in prezzi eccessivi per un modello dall’indiscussa, ma non
percepita, avanguardia tecnica. Nel 2011 venne riproposta sotto forma
di concept, con alimentazione elettrica, in risposta alla Bmw i3:
avrà un futuro?
L’ottava e
la settima posizione sono occupate da due sfortunate berline
appartenenti al segmento D, rispettivamente la Renault Laguna e la
Jaguar X-type. Se alla prima fu possibile rimproverare l’assenza di
una personalità marcata, specie nella versione berlina, la seconda
rappresentò un vero e proprio affronto per i puristi del marchio
dalle nobili origini inglesi (ora di proprietà dell’indiana Tata).
Costruita sul pianale della “popolare” Ford Mondeo, fu offerta
anche in versione famigliare e con motore diesel: davvero troppo per
i tradizionali clienti che la rinnegarono con decisione, non
ritenendola degna del giaguaro presente sul cofano. A breve, sulla
scia del nuovo linguaggio stilistico introdotto dalla rinnovata XF,
dovrebbe uscire l’erede. Riuscirà ad essere un vera Jaguar?
Con 407 km/h
è l’auto in vendita più
veloce al mondo, ma nella nostra classifica si ferma solo al sesto
posto. La Bugatti Veyron, pur essendo da sempre un oggetto di culto
per tutti gli appassionati sia per le prestazioni che per il design,
non può essere di certo annoverata tra le auto più vendute: le
vendite infatti non hanno bruciato quei record infranti sulla pista.
Peccato.
Nel mezzo
della classifica troviamo la prima edizione della Classe A. Il
piccolo monovolume di Stoccarda non registrò inizialmente vendite
all’altezza del blasone, specie per il fallimentare esito del test
dell’Alce: nel 1997 infatti l’auto si ribaltò, compromettendone
pubblicamente l’immagine e le vendite. Uno smacco per il
costruttore tedesco, da sempre leader nella sicurezza. Mercedes
decise allora di richiamare tutte le vetture vendute, interrompendone
la produzione fino alla risoluzione del problema, quando fu aggiunto
il sistema di stabilità ESP e
furono modificate le sospensioni.
In circa 16 anni di carriera siamo giunti alla terza serie,
totalmente rivoluzionata rispetto alle due precedenti.
Il
quarto posto viene occupato dalla Peugeot 1007, risposta francese
alla Smart da cui si distingueva per le portiere anteriori scorrevoli
elettricamente, ereditate dai monovolume di grandi dimensioni.
L’innegabile praticità offerta da questa soluzione, specie
nell’uso cittadino, fu oscurata dal prezzo giudicato troppo elevato
per un modello del segmento A, nonostante potesse vantare la
prestigiosa firma di Pininfarina.
Questione
di stile, o meglio, di Stilo: è proprio la sfortunata media di
Torino che occupa la seconda posizione. Nata come erede delle
discutibili, seppur riuscite, Bravo&Brava mise nel mirino la
Golf, ma ci finì in quello dei consumatori che non esitarono a
sparare l’incontrovertibile sentenza: un flop senza se e senza ma.
Le vendite bassissime, specie in Europa, furono causate da un pessimo
mix: stile anonimo, basso livello di finitura, scarsa affidabilità
ed un posizionamento non convincente. L’attuale erede, la Bravo,
pur avendo risollevato il capitolo design è afflitta anch’essa da
vendite stagnanti. La domanda che assilla ora il management Fiat è
lecita: ha senso un’erede tradizionale nel segmento C o è meglio
seguire la strada del crossover come ha fatto Nissan con Qashqai?
Prepotentemente
insidiata nella prima posizione, con consistenti perdite, troviamo la
prima serie della Smart, forse troppo inconsueta e “poco
automobile” per essere accettata dal pubblico. Nonostante la
sicurezza garantita dalla cellula Tridion, solo con la seconda serie
fu considerata a tutti gli effetti un’automobile sicura.
Quest’ultima, grazie ad un consenso superiore alla prima, ha
gettato le basi per la terza serie: la nuova versione, a trazione
posteriore, verrà sviluppata congiuntamente con la nuova Renault
Twingo, a testimonianza di come anche dagli errori passati si possa
imparare: “se non uccide, fortifica”.
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