sabato 9 agosto 2014

DUE UOMINI E UNA DUSTER - cena a Ficarra.











Involtini di melanzane , zucchine grigliate, salumi fragranti dei Nebrodi, cuscus di verdure, "funcittu", tuma fusa, frittatina alle erbe aromatiche, polpettine in agrodolce. Nuccio volteggia spargendo bellezza sul tavolo, e sapori, profumi, tanti, infiniti. Degno complice di Roberto, lo chef, ci stordisce quasi. La vista, l'olfatto, il gusto sono ormai caduti in quello che si rivelerà amore totalizzante per una cucina della tradizione che in questo posto non hai mai ceduto il suo scettro a nessuna diavoleria di "importazione". Siamo increduli. La conversazione si è trasformata in suoni gutturali di approvazione, di mugugnato invito a mettere nel piatto questa o quella pietanza. Sorrido, mi sciolgo per amore di una polpettina, mi esplode in bocca l'uvetta passa che chiama a se il formaggio per coinvolgermi in un rito godurioso che neppure le Baccanti di Euripide. Scende il vino in gola. Lo bevo in cerca di fuga. Mi è nemico. Esalta il godimento. E' di velluto, morbido, avvolgente. Ho il palato in estasi. Affondo la forchetta nel cuscus. Sento il pizzicore delle spezie, la frescura della verdura croccante. Chiudo l'amplesso con un pezzo di tuma fusa. Riacquisto il dono della parola e ringrazio Nunzia. Giamba ha gli occhi lucidi, non so se per l'emozione oppure per il liquido diavolo nero. Arriva Roberto al tavolo, ha un ghigno sul viso. Sa bene che siamo piacevolmente sfiniti. Promette un primo.  E che primo. Maccheroni con finocchietto selvatico al ragù di maiale nero. Non pensate ai maccheroni di Alberto Sordi. Questi sono spessi come i bucatini ma senza foro. Una pasta artigianale tipica del luogo. Chicca finale, facoltativa in teoria ma praticamente d'obbligo, una bella nevicata di ricotta salata. Fiocchi candidi a coprire il sugo denso. La pasta annidata in una bellissimo piatto a forma di cappello di prete e' pronta a sedurci. Inutile dire, abbiamo ceduto. Le narici, la lingua, il palato, gli occhi hanno conosciuto ciò che neppure avrebbero potuto immaginare. Hanno bisogno di acquietarsi, di sedimentare tante sollecitazioni, di farne tesoro per ricordarsene al fast food. Chiudiamo in dolcezza dice Roberto. Vi porto una mattonella. Un rettangolo metà bianco e metà nero. Cioccolato e vaniglia speziati alla cannella. Una carezza, un bacio della buona notte. Adesso avrete capito perché abbiamo parcheggiato nel posto sbagliato....

( www.labadiaristorante.com )

























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