venerdì 2 agosto 2013

I GIOIELLI ITALIANI








Per pochissimi, o forse meno. Maserati Gran Cabrio, un sogno, un oggetto patrimonio della memoria collettiva. Un'auto che appartiene all'Umanità a prescindere dai certificati di proprietà. Un prodotto dell'ingegno umano, un manufatto italiano che rimarrà tale fino a quando? Bearsi dei dettagli che la compongono, perdersi fra i mille particolari del suo abitacolo, goderne il sound roco del motore, seguirne le linee fluide e sensuali, fa bene all'anima. Pensare che questi gioielli, così come tanti altri dell'immenso bagaglio culturale ed economico italiano possano un giorno abbandonare i nostri confini, come già sta accadendo in alcuni casi, fa davvero male. Fa tristezza constatare che il nostro apparato governativo ci svenda al peggiore offerente. Fa paura constatare che le preziose risorse italiane vengano immolate in nome di non si sa cosa. Fa tristezza constatare che gli stessi italiani non amino abbastanza se stessi e le loro radici. Mi suona strano chiamare un call center e sentirmi rispondere con accento straniero, mi fa rabbia non riuscire a risolvere il mio problema perchè io ed il mio interlocutore non ci capiamo bene. Mi logora il fatto che pago profumatamente servizi la cui assistenza è fornita da persone che non parlano correttamente la mia lingua. Mi sconforta l'idea che un oggetto caratteristicamente italiano non possa essere prodotto nella sua terra perchè in pratica il sistema fiscale lo impedisce. Mi domando da anni, come mai in un Paese come l'Italia, dove il debito pubblico è alle stelle, dove il cuneo fiscale è un record mondiale, dove i servizi sono pochi e scadenti, ci sia bisogno di così tanto denaro da versare all'erario. Mi domando a cosa serva questo denaro. Mi domando dov'è quell'enorme buco da cui si perde tanta ricchezza. Mi sconcerta l'idea che i responsabili di tanto sfacelo vengano puntualmente rilegittimati da un elettorato ormai cronicamente affetto da Sindrome di Stoccolma. Gli italiani, popolo di navigatori e in quanto tale popolo che ha visto il mondo, riuscendo quindi a confrontare il proprio con altri stili di vita, da quando ha smesso di viaggiare? Da quando si è chiuso in un provincialismo miope che gli impedisce di vedere la miseria che lo sta avviluppando? Come può questo popolo farsi spingere verso una guerra tra poveri tenendo salvi coloro che giocano a Risiko con le nostre vite? Quando, tutti noi, ci renderemo conto che si tratta di un delitto contro l'Umanità rendere impossibile agli imprenditori sostenere i costi dei propri lavoratori? I nostri migliori gioielli, frutto dell'ingegno e della cultura italiana stanno emigrando proprio per questo, lasciando alle spalle amari ricordi del tempo che fu e una miseria senza pari, una miseria dell'anima, oltre che economica. Se ad un popolo togli le proprie risorse, a quel popolo hai tolto la dignità, la sua ragione per esistere ancora. 

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